Utilizzare il ghiaccio a seguito di un trauma è ormai una prassi consolidata in ogni ambito, dallo sport all’ambito domestico. Ma cosa dice la letteratura scientifica a riguardo?
Non c’è una netta evidenza scientifica riguardo l’utilizzo della crioterapia. Alcuni studi evidenziano come l’utilizzo del ghiaccio possa essere utile per ridurre il dolore e il gonfiore nei primi attimi successivi ad un infortunio muscolo-scheletrico, applicandolo 10 minuti per poi rimuoverlo per 30 minuti, fino a un massimo di 3 cicli in totale. In questo studio del 1994 si ipotizza che i meccanismi attraverso i quali la crioterapia generi un effetto analgesico siano riconducibili ad una risposta anti-nocicettiva sul sistema di controllo del dolore (teoria del cancello), ad una diminuzione della conduzione nervosa e ad una riduzione degli spasmi muscolari; inoltre sembrerebbe che aiuti anche il contenimento dell’edema dopo il trauma.
Come già anticipato però, questi articoli e tutti gli altri presenti in letteratura non hanno una forte valenza scientifica, come sottolineato in questa sistematic review del 2004. Le perplessità sull’efficacia del ghiaccio sono state in qualche modo evidenziate anche nei molteplici protocolli utilizzati negli infortuni muscolo-scheletrici susseguiti nel corso degli anni.
- I.C.E. – 1978 (Ice, Compression, Elevation)
- R.I.C.E. – 1978 (Rest, Ice, Compression, Elevation)
- P.R.I.C.E. – 1998 (Protection, Rest, Ice, Compression, Elevation)
- P.O.L.I.C.E. – 2012 (Protection, Optimal loading, Ice, Compression, Elevation)
- P.E.A.C.E. & L.O.V.E. – 2019 (Protection, Elevation, Avoid anti-inflammatories, Compression, Education nei primi 5 giorni, successivamente Load, Optimism, Vascularisation, Exercise)
Nell’ultimo protocollo del 2019 il ghiaccio non è più previsto: meglio tenere in elevazione l’arto infortunato e proteggerlo i primi 5 giorni (evitando se possibile di assumere farmaci antinfiammatori), per poi procedere immediatamente con carichi adeguati ed esercizi attivi.
Ad avvalorare questa ipotesi si aggrega proprio il dottor Gabe Mirkin, autore del primo protocollo ICE-RICE nel 1978, ricredendosi egli stesso sull’utilizzo del ghiaccio. Nel suo articolo Why Ice Delays Recovery, Mirkin afferma che il naturale processo infiammatorio conseguente ad un infortunio è necessario ai fini della guarigione, interromperlo non porterebbe a nulla di buono. In particolare, il rilascio dell’ormone IGF-1 (Insuline Grow Factor) che concorre all’inizio dei processi riparativi del nostro corpo, verrebbe in parte rallentato con il ghiaccio, data la sua capacità di vasocostrizione sanguigna nel sito del trauma. Rallentando il torrente circolatorio si accelera la necrosi del tessuto e si provocano danni permanenti ai nervi più superficiali.
Dunque come comportarsi in caso di infortunio? Il mio consiglio personale è quello di applicare il ghiaccio (a cicli di 10 minuti con ampi intervalli) solo nel caso in cui ci siano un dolore e un gonfiore importanti, altrimenti sembrerebbe più conveniente procedere come indicato nel protocollo PEACE & LOVE citato in precedenza.